Questa per me è stata la prima esperienza come volontario internazionale.
Il progetto Mundo Libre consiste nel recupero di bambini e bambine ‘de la Calle’ (dalla strada): molti di loro sono stati vittime di violenza familiare, altri sono stati abbandonati, altri ancora stanno combattendo l’astinenza da droga. Bambini dai 12 ai 14 anni in media.
Le attività sono molteplici: ci sono terapie mediche e con psicologi, ci sono attività di artigianato, si studia, si prega, si medita, il tutto per mantenerli concentrati e attivi tutto il giorno, per non dar tempo loro di pensare ai propri problemi che li renderebbero tristi.
Il ruolo del volontario qui è molto importante: avrà delle responsabilità, aiuterà nelle attività con gli altri professori e, cosa più’ importante, deve portare tante novità, tante cose da mostrare e far imparare. I bambini sono curiosi, intelligenti e hanno grandissime capacità.
Semplicemente, sono nati nel posto sbagliato ma qui stanno avendo una seconda occasione per emergere.
Fino alla sera prima della partenza, non sapevo sinceramente cosa aspettarmi non solo dall’imminente esperienza ma soprattutto da me stesso.
Non avevo una base di spagnolo, non avevo mai viaggiato da solo e non avevo nessuna esperienza con i bambini.
Tuttavia ho sentito il mio cuore leggero durante tutte le tre settimane di permanenza nell’istituto. Con un cuore leggero ci si sente come sospesi da terra e allo stesso tempo capaci di tutto, ci si sente pronti ad osare anche di far felici. Ed è stato questo il mio principale obiettivo: far felici i bambini, farli distrarre e regalare loro quanta più felicità possibile.
Così ho fatto per loro lezioni d’italiano (magari facevano prima loro a imparare
l’italiano, che io lo spagnolo), ho preparato la pizza, cucinato industriali quantità di carbonare e abbiamo fatto sport quasi tutti i giorni della settimana.
E’ un’esperienza da fare, perché spesso l’unico modo per capire a pieno molti problemi che tendiamo a dimenticare ma che esistono è proprio quello di affrontarli e vederli di persona.
Non sarà semplice, questo va detto.
Ci vuole forza interiore, tanta, per vedere il sorriso di 27 niños e niñas (i miei Minions) senza cedere dentro. E deve essere forte un cuore per guardare negli occhi quei bambini che si aspettano che non li dimenticherai come hanno fatto altri o quando dividono il loro poco cibo con te, quando si prendono loro cura di te, quando tocchi la loro testa ancora bagnata dopo una doccia fredda d’inverno o quando ti dicono ‘te quiero prof ‘te extrañaré’ , abbracciandoti così forte e chiudendo gli occhi volendo momentaneamente fermare il tempo. O ancora, quando ti chiamano papà, quando piangono perché non hanno genitori o sono stati abbandonati, quando aiuti un bambino a scrivere una lettera per la mamma che lo verrà a trovare, quando ti ringraziano perché semplicemente sei li con loro: ‘gracias por todo prof.
E che cuore poi ci vuole a salutarli dopo che ci hai riso, giocato, ballato, mangiato e fatto mille attività insieme…quando l’ultimo giorno siamo stati abbracciati e, nascondendo la testa nel mio petto, hanno pianto silenziosamente.
Io non ce l’ho un cuore così forte, ma l’ho comunque dato a loro con tutto l’amore e il calore di cui sono capace e loro hanno ricambiato dal primo momento che ci siamo incontrati.
In questo viaggio sono partito da solo, ma qui ho trovato una Familia.
Continueremo a fare le nostre lezioni d’italiano a distanza, perché yo no te olvido Familia!
LORENZO SPREMBERG.