Ho svolto il mio progetto di un mese di volontariato in Nepal, nella casa-famiglia HORAC distante una mezz’oretta di auto dalla capitale. Il primo impatto con Kathmandu non è stato semplice; è una città molto caotica fatta di traffico indisciplinato, rikshaw, cani di strada, smog e tanto caldo!
I bambini mi hanno accolta sin da subito con tanti sorrisi e curiosità e si sono sempre preoccupati che mi trovassi a mio agio. In quel periodo ero l’unica volontaria del progetto e questo mi ha permesso ed aiutata ad immergermi fin da subito nella loro vita e nella loro cultura. Il mio alloggio distava cinque minuti a piedi dalla struttura dove mi recavo ogni mattina presto per aiutare i bambini nei loro studi e, dopo la colazione, accompagnarli alla “academy”. Mentre i ragazzi erano a scuola avevo del tempo libero che potevo usare a mio piacimento e, spesso, lo impegnavo per visite turistiche a Kathmandu o in luoghi vicini. Nel pomeriggio andavo a riprendere i ragazzi a scuola e trascorrevo il resto della giornata giocando con loro, fino al momento della preghiera cui seguiva la cena al termine della quale tornavo all’appartamento accompagnata da uno dei ragazzi più grandi.
I bambini erano molto autonomi, disciplinati ed abituati a una rigida routine, per questo all’inizio non è stato facile capire come poter dare il mio contributo in questo progetto. Con il trascorrere dei giorni però sono stati i bambini stessi a guidarmi insegnandomi a giocare a cricket, a pronunciare qualche parola in nepali, a scrivere il loro alfabeto e tanto altro.
Quest’esperienza di volontariato in Nepal è stata un’esperienza davvero ricca e importante per la mia crescita personale che mi sento di consigliare per scoprire una cultura dell’ospitalità fatta dei sorrisi di chi, pur non conoscendo la tua lingua, ti accoglie ogni mattina con una tazza di the; per mangiare a colazione ogni giorno “dal baht” (riso e zuppa di lenticchie) e scoprire che il nostro “cornetto e cappuccino” non è poi così importante per iniziare una giornata al meglio e per apprezzare un modo di vivere semplice dove si può essere felici giocando a calcio scalzi e con un pallone sgonfio.
Auguro a tutti di fare un’esperienza come questa che permette di gustare e apprezzare la bellezza delle cose semplici e di riconoscere ciò che veramente è essenziale.
Francesca
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