Ho svolto la mia esperienza di volontariato presso la Nepalaya pre-school, una scuola Montessori situata a pochi minuti dal centro di Kathmandu, in Nepal.
Era da tanto tempo che sognavo di andare in un paese estero a fare volontariato. Nel 2019 mi ero iscritta ad un progetto presso un’ospedale in Kenya, ma purtroppo l’avvento del Covid mi aveva impedito di partire. Da allora il mio sogno é rimasto per un po’ di anni nel cassetto a causa dell’inizio dell’università e dei numerosi impegni che avevo durante l’estate. Quest’anno però il mio sogno si è fatto sentire più forte che mai e ho capito che era il momento giusto per renderlo realtà. Questa volta ho optato per un paese diverso, il Nepal. Sentivo che l’Africa era un’esperienza troppo forte come primo progetto di volontariato della mia vita. Allo stesso tempo il Nepal mi attirava tantissimo, sia per i suoi meravigliosi trekking tra gli ottomila, sia per la sua cultura e la possibilità di venire a maggiore contatto con la religione buddista che tanto mi affascinava. Ho cominciato così a fare moltissime ricerche per trovare la giusta associazione per me e quando sono venuta a contatto con ICYE ho capito che faceva esattamente a caso mio. Ho potuto infatti scegliere il progetto più adatto a me, la sua durata, la data di partenza, e mi sono sentita seguita sin dall’inizio. Ho anche apprezzato molto il corso di formazione prima della partenza, il quale è stato l’occasione per riflettere sull’esperienza che mi stava per aspettare, risolvere gli ultimi dubbi e conoscere volontari che avevano già fatto la mia stessa esperienza o che l’avrebbero svolta nel mio stesso periodo.
Il primo impatto a Kathmandu è stato proprio come me lo immaginavo: scioccante e al tempo stesso divertente. La prima cosa che mi ha colpito maggiormente è stato il traffico intenso e il continuo rumore della città, soltanto attraversare la strada è stata un’esperienza incredibile. E insieme alla confusione sono stata subito colpita dalla profonda spiritualità e calma delle persone. Qualunque via prendessi trovavo sempre qualche tempio, gente che pregava, cantava o ballava. Sembrava di essere in una città senza tempo, dove l’unico scopo era vivere in armonia con l’universo. Sentivo continuamente un’energia intorno a me incredibile.
Ogni mattina verso le 9:30 andavo, insieme ad un’altra volontaria, nella scuola che distava solo cinque minuti dal mio appartamento. La giornata iniziava con il canto dell’inno nazionale e proseguiva con una serie di balli tipici. Mi ha veramente affascinata l’idea di iniziare le lezioni cantando l’inno nazionale, mi è sembrato un gesto veramente bello e istruttivo.
Era un momento magico vedere tutti quei bambini cantare e danzare. Non si poteva non essere immensamente felici guardando i loro occhioni pieni di vita e i loro sorrisi carichi di gioia.
Tra una lezione e l’altra noi volontari avevamo talvolta la possibilità di preparare qualche attività per insegnare l’inglese ai bambini. É stata una vera sfida dover organizzare delle vere e proprie lezioni per così tanti bambini ma è stata un’esperienza che mi ha fatto crescere tanto e mi ha fatto apprezzare ancora di più la bellezza dell’insegnamento creativo. É stato anche molto prezioso l’aiuto delle altre insegnanti, con le quali è nato un rapporto di amicizia bellissimo e con alcune siamo ancora rimaste in contatto una volta tornata in Italia.
Il pomeriggio era solitamente libero e potevo così visitare meglio Kathmandu e perdermi nelle sue magiche piazze e templi. La sera tornavo sempre nella casa della famiglia ospitante, dove “Didi” che in nepalese significa sorella, come si faceva chiamare la nostra host mother, preparava delle cene buonissime. In casa eravamo quattro volontarie dall’Italia e una dalla Francia. È stato un piacere stringere amicizia con loro e insieme ci siamo veramente divertite tanto. In occasione del Teej festival Didi ci ha fatto indossare il Sari, sistemato acconciatura e trucco. Abbiamo poi danzato tutta la sera insieme. Non dimenticherò mai quella giornata, nella quale mi sono sentita immersa nella cultura del posto come non mai.
In conclusione, da questa esperienza porto con me i visi dei bambini e la loro energia. La gentilezza, la spiritualità delle persone del posto. Uno stile di vita differente, che sa prendersi più pause e sa godere del momento presente con la massima intensità. In questo viaggio ho capito quanto sia bello e soddisfacente agire prima di tutto a partire dal cuore. Sento che questo viaggio non si è esaurito come ho preso l’aereo per tornare in Italia. Il Nepal e tutti gli insegnamenti che mi ha dato continuano ad accompagnarmi e a darmi segnali giorno dopo giorno. Sono immensamente grata di tutto ciò e spero in futuro di poter fare altre esperienze simili.
Alice
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